Tra i grandi cambiamenti in corso, destinati a modificare sia l’economia dei prossimi anni sia le nostre abitudini, un posto in particolare spetta alla rivoluzione in campo energetico. La crescita delle rinnovabili appare ormai inarrestabile, soprattutto se connesse ai nuovi sistemi di distribuzione (reti intelligenti e sistemi smart city) e di accumulo di energia (batterie).
Ma non illudiamoci: operatori industriali, investitori finanziari e politici non sono diventati improvvisamente ambientalisti convinti. Se non in minima parte. Il fatto è che produrre energia in questo modo diventerà sempre più conveniente, non si dovrà dipendere da fattori geopolitici, accordi con stati canaglia, combattere contro associazioni no profit e di finanza etica.

Ma è lo stesso progresso tecnologico che va in questa direzione. Come dimostra il nuovo studio pubblicato in Inghilterra dall’associazione degli industriali del fotovoltaico Solar Trade, secondo cui le tecnologie combinate del solare e degli accumuli potrebbero costare alla comunità la metà di quanto potrebbe costare, in termini di sussidi pubblici, la metà di una centrale nucleare di nuova generazione. E produrre la stessa quantità di energia.

Un giudizio di parte? Può darsi, ma suffragato dai numeri. Nonché al centro del dibattito in Gran Bretagna. Come ricorda il sito QualEnergia “pur di far costruire il nuovo reattore il governo di Hinkley Point, Londra ha garantito al progetto un incentivo altissimo: per 35 anni l’energia prodotta verrà pagata ad uno strike price di 92,5 sterline a MWh (prezzo 2012), cioè circa il doppio del valore di mercato attuale. Di contro, al momento i parchi fotovoltaici di grande taglia in Gran Bretagna hanno diritto all’incentivo per 15 anni, con una tariffa che viene stabilita con un’asta competitiva: nel 2014 lo strike price è stato fissato a 79,23 £/MWh (sempre prezzi 2012, sia per l’incentivo al nucleare che per quello alle rinnovabili il pubblico copre la differenza tra il prezzo dell’energia all’ingrosso e lo strike price)”.

Sempre secondo lo studio, nei 35 anni di vita previsti per l’impianto di Hinkley Point i francesi di Edf (che vogliono realizzare la centrale su appoggio del governo conservatore) incasserà sussidi per 29,7 miliardi di sterline, contro i 14,7 miliardi di sterline necessari per la medesima energia prodotta utilizzando un mix di solare, sistemi di accumulo e misure di flessibilità.
Per la cronaca: i vertici del gruppo Edf , che in Francia gestisce 54 impianti nucleari,m hanno dichiarato di voler sostituire tutti i reattori nei prossimi anni. Auguri….

Fonte: Repubblica.it