Basta un soffio di vento per produrre energia pulita e con un rendimento del 10% in più rispetto alle fonti rinnovabili eoliche tradizionali: è la sfida che parte dalla Puglia, da Lecce, dal Centro di Nanotecnologie biomolecolari dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit), diretto da Roberto Cingolani e presieduto da Gabriele Galateri.

È qui che è stata messa a punto la nuova invenzione: una sorta di tappeto flessibile, una “pelle” composta di micro foglioline piezoelettriche adattabile a qualunque tipo di superficie, semplice e conveniente. «Insomma, una vera rivoluzione tecnologica nel campo delle rinnovabili, permettendone l’applicazione in ambiti e e ambienti finora non idonei – spiega Massimo De Vittorio, direttore del Centro di Lecce – È, infatti, una delle tecnologie più promettenti tra i dispositivi harvester ovvero raccoglitori di energia capaci di convertire pressione meccanica o deformazione in corrente elettrica, che ha il vantaggio di utilizzare materiali completamente riciclabili, perfettamente compatibili con l’ambiente, senza impatto visivo e che non generano emissioni nocive, neppure nella fase di produzione della stessa tecnologia».

Il primo prototipo di fogliolina con dimensioni pari a qualche centimetro quadrato è capace di generare 10 W/m2 con un vento di 6 metri al secondo ma comincia a produrre energia anche a 0,1 metri al secondo. Basta quindi una leggerissima brezza o il respiro umano, con un rendimento energetico annuale superiore del 10% rispetto ad un impianto eolico domestico standard (2,5 kW). Un prodotto che potrà essere immesso sul mercato nell’arco di 24 mesi grazie alla start up «Piezoskin», spin off del centro leccese dell’Iit. Guidata da uno dei ricercatori del gruppo, Francesco Guido, già vincitrice della Start Cup Puglia 2015, premio di imprenditorialità innovativa, la start up ha lo scopo di avviare la fase di reindustrializzazione del prodotto i cui test sono molto interessanti: 100 metri quadri di superficie corrispondono a 1 kW di potenza installata in grado di generare in un anno fino a 4400 kWh di energia elettrica, più del fabbisogno di una famiglia con un costo stimato di 10 mila euro. L’eolico tradizionale con 2,5 kW di potenza genera in un anno circa 4000 kWh (con impatto visivo ed ambientale notevolmente maggiore), mentre il fotovoltaico con 3,5 kW genera circa 4200 kWh.

Le sue applicazioni hanno già suscitato l’attenzione di alcuni investitori. Queste foglioline, infatti, possono essere integrate in qualsiasi ambiente e architettura, sfruttando così turbolenze, flussi e movimenti di fluidi. Ambiti di applicazione sono le pareti di abitazioni civili, i tetti, cavedi, condotti d’aria, lampioni, giardini, ma anche quegli ambienti dove c’è un flusso continuo di vento come i tunnel o le gallerie, i mezzi di trasporto tradizionali o gli indumenti, contribuendo così a generare considerevoli quantità di energia aggiuntiva senza emissioni nocive. Si prevede inoltre l’estensione in ambito marino, raccogliendo l’enorme energia trasportata dal movimento delle acque con bassissimo impatto ambientale e visivo. E in prospettiva anche all’interno del corpo umano, sfruttando ad esempio il battito cardiaco, per trasformare l’energia meccanica in elettrica, per allungare la durata di pace-maker e di futuri dispositivi impiantabili.