Dal Sud America al Sudafrica, passando per l’Europa, ecco i paesi virtuosi che, per il loro fabbisogno energetico, stanno rinunciando ai combustibili fossili in favore delle rinnovabili
L’Uruguay ottiene il 95% della sua energia dalle rinnovabili. Oltre alle vecchie centrali idroelettriche, un consistente investimento nell’eolico, nelle biomasse e nel fotovoltaico effettuato negli ultimi anni ha aumentato la percentuale di produzione di queste risorse che ormai costituiscono il 55% del totale, rispetto a una media globale del 12 e a una europea del 20.

Il Costarica all’inizio dell’anno ha vissuto 94 giorni consecutivi senza utilizzare combustibili fossili per produrre elettricità grazie a un mix di soluzioni energetiche composto al 78% circa dall’idroelettrico, al 12 dal geotermico, al 10 dall’eolico. Il governo ha fissato quindi l’obiettivo di soddisfare il 100% del proprio fabbisogno con le rinnovabili entro il 2021. Ma i trasporti continuano a utilizzare combustibili inquinanti.

L’Islanda ha il vantaggio di essere una nazione di vulcani, che le consentono di sfruttare le proprie risorse geotermiche per produrre l’85% del suo riscaldamento e, con l’aiuto dell’idroelettrico, il 100% della sua elettricità. Ciò l’ha resa il più grande produttore pro-capite di energia pulita al mondo.

Il Paraguay ha un’unica enorme diga idroelettrica a Itaipu che assicura il 90% dell’elettricità del paese.

Il Lesotho ottiene il 100% dell’energia di cui abbisogna da un susseguirsi di dighe che producono addirittura energia in eccesso, esportata in Sudafrica.

Le abbondanti risorse idroelettriche del Bhutan producono un’eccedenza di elettricità che costituisce oltre il 40% dei guadagni legati alle esportazioni del paese. In ogni caso, dipendere da un’unica fonte può essere un problema, perché nella stagione secca il paese è ancora costretto a importare energia elettrica dall’India.