L’Italia dei Comuni crede nelle rinnovabili e quindi anche nell’innovazione, perché per ottenere energia servono anche soluzioni nuove, in vari ambiti: lo rivela il rapporto Comuni Rinnovabili 2016 di Legambiente, presentato a Roma. Una realtà diffusa, quella di un modello produttivo alternativo e che vede, secondo i numeri dell’associazione ambientalista, ormai oltre 850mila impianti in tutta la penisola e in diversi contesti urbani, anche piccoli.

I numeri dell’energia dicono che nel complesso, nel 2015 il 35,5% dei consumi elettrici è stato garantito dalle rinnovabili e queste ultime rappresentano anche il 17% dei consumi complessivi. Un numero che va letto su una prospettiva più lunga, decennale: negli ultimi anni ha pesato una riduzione degli investimenti, a causa anche di problemi di sistema. Sono comunque numeri ben diversi da quelli del 2005, dove si era rispettivamente fermi al 15% e al 5,3%.
A indicare la via sono quei comuni dove le energie pulite soddisfano tutti i consumi: per ottenere simili risultati ci sono diverse vie, che hanno a che fare con la gestione stessa dell’intera filiera energetica ma anche con il mix di tecnologie che viene utilizzato per soddisfare i bisogni. La classifica dei 39 comuni 100% rinnovabili premia quindi, come si legge nel report, quelli che hanno “la capacità di muovere il più efficace mix delle diverse fonti” perché in queste realtà “sono gli impianti a biomasse e geotermici allacciati a reti di teleriscaldamento a soddisfare ampiamente i fabbisogni termici e un mix di impianti diversi da fonti rinnovabili a permettere di soddisfare e superare, spesso ampiamente, i fabbisogni elettrici dei cittadini residenti”. Sono, tra gli altri, località come Brunico, Monguelfo Tesido, Dobbiaco, Sarnonico, Resia, Prato allo Stelvio, Tirano, Radicondoli, Montieri. C’è una grandissima prevalenza del Trentino Alto Adige, come si può osservare.
Se si guarda invece ad altri parametri, ad esempio a quelli 100% elettrici, e a tutti i comuni italiani, emerge che sono 613 quelli che grazie alle rinnovabili producono dal 99 al 70% di energia elettrica rispetto ai fabbisogni domestici, 614 quelli con una percentuale variabile tra il 70 e il 50% e 1.766 quelli che producono dal 50 al 20% dell’energia elettrica necessaria ai vari nuclei.

Tra i motivi per continuare a scommettere, c’è la riduzione della produzione da termoelettrico, la riduzione delle importazioni dall’estero di fonti fossili, la conseguente riduzione del costo dell’energia nel mercato elettrico, oltre a quegli obiettivi sovranazionali spesso indicati nei contesti in cui si parla del clima e del futuro. Infine, una dinamica molto italiana che resta di ostacolo: l’incertezza delle procedure viene definita nel report “una delle principali barriere in Italia alla diffusione degli impianti da fonti rinnovabili” e tange attori diversi, piccoli e grandi, dalle famiglie alle aziende. Un quadro quindi migliorabile nell’insieme ma che pure vede nel 2015 i comuni del solare fotovoltaico essere 8.047, quelli del solare termico 6.882, quelli dell’eolico 850, quelli del mini-idroelettrico 1.275, quelli della geotermia 535, quelli delle biomasse 3.137.