“Fay fengo nafaa-siyata”. Sarebbe a dire, “i rifiuti portano tanti benefici”, in dialetto Mandinka. Quindi, facciamone tesoro. È quel che accade nel primo centro d’innovazione e ricerca sui rifiuti dell’Africa, inaugurato in Gambia a inizio ottobre. Obiettivo: insegnare alla gente del posto quali sono, appunto, “i benefici dei rifiuti”, e come sfruttarli. Anzitutto, economicamente.

Il corso intensivo di “waste management” applicato alla vita quotidiana è co-finanziato dall’Ue. Lo scopo, attraverso una gestione innovativa dei rifiuti, è creare lavoro e possibilità di reddito per donne e giovani. L’incubatore contiene già diverse mini-startup, da quella che trasforma gli scarti alimentari e agricole in compost, a quella che produce fertilizzanti a partire dagli avanzi del pesce. “Si tratta di cambiare il modo di vedere i rifiuti: da rifiuti, appunto, a risorse” spiegano i promotori.

La questione, in Gambia, è fondamentale. Il boom demografico registrato negli ultimi anni, specie nella regione costiera, ha portato “a un aumento esponenziale dei rifiuti prodotti e riversati nell’ambiente” osserva Bakary Saibo Sanneh, portavoce del governo locale. “Più questi rifiuti sono gestiti male, più la nostra società è a rischio, e sappiamo bene che non conviene delegare tutto alla pubblica autorità. Semplicemente, lo Stato non può farcela da solo”.

Le donne che partecipano al corso “hanno imparato a creare mattoni con rifiuti organici, a ricavare piastrelle dai sacchetti di plastica” ha spiegato al Guardian Mike Webster della ong WasteAidUK, partner del progetto. I rifiuti, dunque, come mezzo per arrotondare e arrivare a fine mese: ma anche mezzo di riscatto economico, benzina allo sviluppo.