Junker app green con bandiere delle lingue in cui è tradotta l'app

Si chiama Junker, con un riferimento al “junk”, la spazzatura. Perché la app creata da alcuni giovani informatici italiani e sostenuta dal programma di accelerazione Climate Kick dell’Istituto Europeo di Tecnologia (EIT), ha a che fare con lo smaltimento dei rifiuti. Ideata due anni fa a Bologna, si ripropone di aiutare i cittadini a risolvere un problema molto comune: come effettuare correttamente la raccolta differenziata.

«Abbiamo creato un database di più di un milione di prodotti, con abbinati i relativi codici a barre – spiega la co-fondatrice Noemi De Santis – l’utente non deve far altro che inquadrare il bar code con lo smartphone per ricevere tutte le informazioni sullo smaltimento».
Non si tratta di indicazioni generiche: uno dei problemi della differenziata è che le regole variano da Comune a Comune. Grazie alla geolocalizzazione, però, la app è in grado di capire dove si trova la persona e fornire le istruzioni corrette in base al luogo di residenza. La personalizzazione è anche alla base del modello di business di Giunko , la società di Noemi, della sorella Benedetta e degli altri fondatori Todor Petkov e Giacomo Farneti che ha creato l’applicazione.
La start-up si sostiene grazie agli abbonamenti sottoscritti dai Comuni che pagano per poter comunicare ai cittadini i giri della raccolta, gli orari dei centri di smaltimento dei rifiuti ingombranti, e altre informazioni utili.

A differenza di tante altre imprese innovative che trattano argomenti magari più intriganti ma un po’ fumosi, Giunko è in attivo e la sua presenza sul territorio è in costante crescita. «Siamo operativi in alcuni Comuni del Lazio, della Lombardia e in tutta l’Emilia-Romagna grazie a un accordo con il Gruppo Hera – spiega De Santis». Ora, sfruttando anche il sostegno dell’EIT, punta ad espandersi in tutta Europa. A partire dalla Svizzera, dove sta muovendo i primi passi grazie a un partner locale, che ha preso la tecnologia in franchising.