Disastro ambientale in Sri Lanka provocato da plastica e petrolio

Si incendia una nave portacontainer nelle vicinanze del porto di Colombo

L’Oceano Indiano e lo Sri Lanka che si affaccia su di esso stanno affrontando da circa una settimana il peggior disastro ambientale della loro storia.

Una nave commerciale, la X-Press Pearl si è incendiata e ora rischia addirittura di spezzarsi. Questa nave portacontainer trasporta oltre 20 tonnellate di acido nitrico.

Cosa è successo?

Diversi giorni fa si è registrata una forte esplosione all’interno della nave e a seguito della quale si è sviluppato un incendio. La nave si stava dirigendo da Hazira nel Gujarat, in India, al porto di Colombo con un carico di prodotti chimici per la cosmetica.

I tentativi di spegnere le fiamme non hanno prodotto risultati e il trasporto del mezzo fuori dalle acque risulta impossibile. Ora sembra che l’incendio sia sotto controllo ma la struttura dell’imbarcazione si è indebolita fino a rischiare di spezzarsi.

L’Autorità per la protezione dell’ambiente marino (MEPA) ha dichiarato che esiste la possibilità che si verifichino anche piogge acide a causa dei fumi tossici provocati dall’incendio.

Inoltre, le coste dello Sri Lanka sono state raggiunte da quantità importanti di rifiuti plastica e i granuli di polietilene stanno provocando un disastro ambientale senza precedenti. Le spiagge e in generale le coste di Ceylon sono ricoperte da materiale plastico ed inquinante.

Personale della marina e dell’esercito con, dotato di tute ignifughe, è stato inviato a Negombo per pulire milioni di granuli di plastica mescolati con il petrolio che si sono riversati sulle spiagge. Un piano di contenimento è già stato approntato ma la speranza è quella che si possa evitare di attuarlo.

Il disastro ambientale è ancora più grave in un’economia basata sulla pesca e il turismo. Queste due attività avranno ripercussioni fortissime e la popolazione locale è già messa in ginocchio da un evento così disastroso. Ci vorranno settimane se non mesi per ripulire le spiagge dal solo materiale già sversato. Nonostante gli sforzi dell’esercito e dei volontari già kilometri di spiaggia sono inquinati.

Il problema maggiore ancora in essere sono le oltre  278 tonnellate di combustibile ‘bunker’ e 50 tonnellate di carburante diesel tuttora nella nave che con il suo affondamento o la possibilità di una esplosione si possono ancora riversare in mare.